Joshua Kohler, classe 2000
Nato il 30 Ottobre 2000 a Losanna, Joshua Kohler è cresciuto tra la sua città e Catania. Ha avuto la fortuna di potere viaggiare fin da piccolo con i suoi genitori in giro per il mondo. Ha così sviluppato la sua curiosità e voglia di scoprire nuove culture, credenze e paesaggi. Grazie a sua zia, la fotografa Jessica Hauf, inizia ad avere un primo contatto diretto con l’arte dell’immagine, dal backstage al risultato finale.
A 7 anni gioca con la videocamera di sua madre e si diverte a fare film con i suoi amici. Insieme a loro crea un primo film sugli zombie, e si diverte ed entusiasma al punto da decidere di volere fare il regista per il resto dei suoi giorni.
A solo 17 anni, dopo la difficile perdita del padre, decide di prendere in mano la sua vita iniziando una formazione in audio-visual a Losanna. In questo periodo gira il suo primo cortometraggio, dei clip musicali e di pubblicità.
La formazione dura 2 anni. A inizio 2020 ha l’occasione di lavorare come cameraman per i Youth Olympic Games insieme a Van Wagner. Parte subito dopo a Malta per studiare l’inglese. Qui si dedica anche alla preparazione della sua application per il Master in Screenwriting alla London Film School. Dopo l’accettazione da parte della scuola, si prepara ad inseguire i suoi sogni e si trasferisce a Londra a Settembre.
La situazione in Inghilterra è molto difficile per via del COVID, quindi, a gennaio, Joshua decide di trasferirsi a Catania e finire il suo Master “in remote”. Qui coglie l’occasione per girare il suo primo cortometraggio professionale il quale si focalizza sulla prostituzione. Durante quest’anno sviluppa un particolare interesse per la fotografia.
Ad inizio 2022 realizza un piccolo documentario su una ballerina su corda a Stoccolma. Recentemente ha partecipato ad un workshop di 2 mesi in filmmaking alla New York Film Academy con sede a Firenze.
Attualmente si trova in Svizzera e si dedica ad ulteriori progetti.
POETICA
“Se dovessi pensare a una filosofia di vita in cui credere, non saprei cosa dire. Ho il mio modo di vivere, percepire e vedere la vita, ma non saprei mettere a parole il fuoco che brucia in me. Non vivo basandomi su una filosofia o su un concetto intellettuale preciso, ma mi baso sulle emozioni, su quello che vivo e sento concretamente.
Se, come ho già fatto in passato, cominciassi a dare un peso a tutto ciò che mi circonda diventerei pazzo. Passiamo troppo tempo a riflettere e parlare di cose esterne a noi, ma non abbastanza a discutere di chi siamo e di come lo siamo diventati.
È troppo facile criticare eventi e persone intorno a noi invece di guardarci allo specchio. Perdiamo troppo tempo su delle cose che non si possono cambiare, come se stessimo spingendo un muro sperando di spostarlo.
Penso che prendere la propria vita in mano, comincia dalla presa di coscienza di se stessi e dal capire e accettare che non siamo il centro del mondo.
Non possiamo cambiare una persona perché non ci piace com’è, come pensa, o come vive la sua vita. È importante rispettare gli altri e accettarli come sono senza volerli cambiare.
Utilizzo spesso, per spiegare il mio pensiero, la similitudine di un uomo anziano, seduto su una sedia a osservare e criticare quello che gli accade di fronte; come, per esempio, qualcuno che corre in maniera strampalata. Come si sentirà, tuttavia, quell’uomo quando realizzerà “quello strano” è andato più̀ lontano di lui che nel frattempo è rimasto immobile a giudicare?
Per questo motivo, io preferisco rischiare e sbagliare, per poter crescere e andare avanti.
Così esorto chi mi circonda: «Allora fate! Fate e non abbiate paura di sbagliarvi, delle vostre differenze, dei difetti, perché è normale sbagliare, siamo tutti umani. Non perdete tempo a lamentarvi e rimuginare su cose che vi capitano, perché́ non è possibile cambiare cose al di fuori del vostro
controllo. Lasciate perdere chi vi critica, pensate a voi e usate il tempo che avete per costruire la vostra strada».