Camilla Calato è nata a Sondrio nel 1996.
Dopo la laurea triennale in Pittura conseguita presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, ha frequentato il corso biennale di fotografia presso la scuola professionale Mohole a Milano e il corso di camera oscura presso il CFI di Napoli.

Il suo interesse nel combinare la fotografia e l’arte deriva dal suo bisogno di esprimersi nel modo più completo possibile. Fin dal 2015, ha prodotto progetti di storytelling con una varietà di media diversi, concentrandosi su immagini evocative ed emozionali. Camilla utilizza la sua sensibilità e la sua creatività, derivanti dal background artistico, per dare un tocco assolutamente personale alle immagini.

POETICA

Fin da quando sono piccola e ho preso in mano per la prima volta una macchina fotografica mi chiedo cosa vuol dire per me fotografare. Ci penso e ci ripenso, cercando una spiegazione per rispondere, ma in tutti questi anni non sono arrivata ad un motivo particolarmente “impressionante” o filosofico.
Credo di fotografare essenzialmente per una ragione: mi rende felice.
Che io ricordi non c’è nessun’altra cosa che da sempre mi renda più felice che guardare il mondo attraverso la macchina fotografica; non c’è nessun’altra cosa che mi renda più fiera e più sinceramente soddisfatta di me stessa di qualcuno che mi dice “ah ma che bella foto!” riferendosi ad una mia immagine.
Non so da cosa derivi questa felicità, se sia qualcosa che ho nel “sangue”, tramandata da mio nonno, o se invece sia una passione nata così per caso prendendo in mano una macchina fotografica per bambini durante le prime gite e i primi viaggi con i miei genitori.
So però che la macchina fotografica mi permette di entrare in un mondo che è mio, solo mio. Di guardare le cose con il mio occhio, con la mia visione, cercando nel mondo tracce della bellezza. E non intendo la bellezza canonica, quella di un bel viso o di una bella ragazza, ma la bellezza che sta nelle cose piccole, nel profilo di un paesaggio, nella piega di un corpo, nel riflesso o nell’ombra di un oggetto. La “poesia” e la bellezza che sta nel mondo dell’arte, in cui tutto è fermo, eterno, magico.
Forse la fotografia mi piace anche per questo, perché mi permette di fermare il tempo, di guardare veramente quello che ho di fronte. In un momento in cui la vita ci spinge ad essere rapidi, versatili, multitasking, io sento il bisogno di fermarmi, di prendere una pausa, di “vivere”. E per ma la vita è questo: guardare i miei genitori abbracciarsi, mia sorella ridere, il sole tramontare o il mare in tempesta e avere l’istinto di prendere in mano la macchina e fermare quell’attimo. È qualcosa che ha a che fare con la Vita, con l’essere immensamente grata di poter vivere, provare delle emozioni, osservare con la curiosità che mi caratterizza fin da piccola.
La fotografia è il mio modo di relazionarmi con il mondo, di esprimere quello che sento, di trasmettere quello che penso. Un po’ come la scrittura, essa mi permette di fissare dei pensieri, dei ragionamenti, degli attimi che altrimenti andrebbero via e si disperderebbero in questo mare di contenuti e input che provengono dall’esterno, specialmente dai social. La fotografia è soprattutto il mio modo di comunicare con gli altri, di far vedere quello che provo e di renderlo comprensibile senza bisogno di spiegarlo razionalmente a parole. Per questo forse mi sento così bene quando qualcuno apprezza una mia immagine, perché so che in qualche modo il mio messaggio è arrivato, c’è qualcuno che prova o ha provato le mie stesse sensazioni e le condivide, e non mi sento sola.
Non riesco ad immaginare la vita senza poter fotografare”.

PROGETTI

“a nuttata”

Il progetto “‘a nuttata” prende inspirazione dall’espressione napoletana “addà passà ‘a nuttata” (letteralmente “deve passare la notte”), particolarmente usata in momenti difficili.
“’a nuttata”, dunque, parla proprio di rinascita, di cambiamento, di paure e insicurezze, ma anche di gioia, serenità e gratitudine; dell’accettare la vita anche nei suoi momenti più bui, con la consapevolezza che dopo la notte finiranno le tenebre e tornerà la luce.
https://camillacalato.it/a-nuttata

“Last year. One day at a time”

Il progetto “Last year. One day at a time” è una sorta di diario personale che l’autrice ha tenuto tra il 2019 e il 2020. In esso si fondono temi diversi, pensieri ed emozioni forti che creano una storia attraverso le fotografie, che si lasciano guidare unicamente dalle sensazioni e dalle emozioni.
https://camillacalato.it/last-year-one-day-at-a-time

“Madre Terra”

“Madre Terra” è una storia in cui si intrecciano ricordi, suoni, tradizioni, sapori, odori, sensazioni, emozioni. “Madre Terra” è un sogno; è un racconto personale dell’isola.
https://camillacalato.it/madre-terra

ESPOSIZIONI
  • Settembre 2022: mostra collettiva “A Margine” a cura dell’associazione culturale Fenice in Pigiama presso Palazzo Salerno-Lancellotti, Casalnuovo di Napoli (NA);
  • Aprile 2022: mostra collettiva in occasione del workshop site-specific “A Home of Picturescon l’artista Tom Lovelace e Eleonora Agostini a Podenzana (MC), a cura di Spazi Fotografici e Matèria per il festival Lunigiana Land Art;
  • Dicembre 2021: mostra collettiva “Youth” presso KOBO Studio, Roma (RM);
  • Settembre 2020: partecipazione al Canon Student Development Programme in occasione del festival di fotogiornalismo Visa pour l’Image a Perpignan (FR);
  • Dicembre 2018/Gennaio 2019: mostra “Diario Naturale”, un progetto di Barbara Nahmad presso Lawyalty Avvocati Associati, Milano (MI);
  • Giugno 2016: concorso “IMMAGINE FEMMINILE viaggio senza fine” (Premio Dino Sangalli) presso il Circolo del Commercio, Palazzo Bovara, Milano (MI);
  • Novembre 2015: mostra collettiva presso TOM, Milano (MI).

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